Donne con la D maiuscola

RaVi_Mostra-foto_Fasano_16-1-2017_depli.pubRicominciare a Vivere.
Un’idea che puoi avere dopo aver battuto la bestia. Dopo che la bestia riesci a chiamarla per nome: cancro
E queste Donne da 17 anni hanno deciso di farlo.
Per se stesse e per gli altri.
Si sono organizzate in associazione, e quotidianamente si prodigano per farlo. Immancabilmente con il sorriso.

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Progetto di umanizzazione:
“Ancora speriamo ancora sogniamo” immagini, parole e musica per Vivere.
E anche per Vivere la V è maiuscola. Non sopravvivere, ma Vivere.
Con le proprie passioni e i tesori che la vita ci ha comunque donato. a

Allestendo la mostra, venerdì pomeriggio, ero troppo concentrato su di me e sulle mie fotografie per comprendere che cosa significhi un progetto di “Umanizzazione”
Ma il destino aveva in serbo un modo per farmelo comprendere: nel week end alcune foto sono cadute. E allora lunedì mattina dopo un sms e due telefonate sono tornato a sistemare l’allestimento. E così mentre stavo cercando di capire come risolvere il problema, Gabriella mi dice che deve assentarsi perchè deve andare a prenotare l’intervento: la bestia è tornata. Ma vuole farlo al più presto perchè poi deve andare a Londra dai suoi nipotini.

Il venerdì pomeriggio, un po’ come gli altri pomeriggi, il centro è quasi deserto. Poche sono le persone che transitano. Incroci per lo più il personale. Le sale di attesa sono vuote.
Al mattino è diverso. Al lunedì mattina ancor di più. Le sedie sono tutte occupate. Muoversi nei corridoi è molto più complicato.
La fila alla macchinetta del caffè, i display con i numeri che scorrono, il bancone dell’accoglienza animato dalle domande di chi cerca di orientarsi, camici che si muovono da un ambulatorio all’altro freneticamente.
Foulard avvolgenti. Per pudore non certo per vezzo.
Visi scavati, volti chiari. Troppo chiari.

b
Mi sembra di cogliere una differenza fra chi è ormai “cliente” abituale da chi è invece al primo impatto. Non perchè i primi siano più rassegnati. Anzi sembra di vederli più sereni.
Chi invece è alla prima “esperienza” è visibilmente provato.
O forse sono solo i miei pensieri che possono permettersi di cogliere queste sfumature.

Progetto di “Umanizzazione” diventa così fortemente una idea saggia.
Il centro COES è pulito. Organizzato.
E’ appena stata riaperta la parte iniziale dopo i lavori di ristrutturazione.
Cogli il senso di fatto bene. Ma, complice forse la completa mancanza di luce naturale dall’esterno, sembra anche troppo sterile.
Il desiderio di umanizzarlo non poteva che nascere da chi li c’è passato da combattente.

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Così fino al 22 aprile le mie foto sono li esposte.
Il mio “ego fotografico” gongola al pensiero di quante persone le vedranno. Ma è una sensazione che dura il tempo di un like.

Invece essere parte, con le mie opere, di questa realtà e di questo progetto mi consegna un senso di aver fatto qualcosa di bello.
Che porterò con me tutte le volte che tornerò a svegliarmi prima dell’alba per le mie scorribande fotografiche.

 

 

3Comments

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  1. 1
    Laura luxardo

    Bravissimo! !! Sono veramente belle. Hai l’occhio per fissare le immagini che tutti possiamo vedere.ma spesso non ci facciamo caso.

    • 2
      admin

      Grazie Laura
      Beppe ha anche lui un gran occhio individuando subito dove ho scattato quella del falò con lo sfondo del Monviso 🙂

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